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Il museo delle carrozze

 

Il secondo cortile – anticamente denominato “delle scuderie” – fondamentale luogo di transito dalla via Garibaldi e di sosta dei cavalli, dal XVIII secolo diventò funzionale alle scuderie del palazzo e al deposito delle carrozze. Sotto l’elegante loggiato trova posto il lapidarium con materiali databili tra XIV e XVIII secolo.

All’interno di uno degli spaziosi locali adibiti a rimessa, dal 1962 sono custodite due fastose berline settecentesche di proprietà dei vescovi imolesi, poi utilizzate – almeno dal 1765 – anche per il trasporto in caso di maltempo, dal suo santuario sino a Imola, della venerata immagine della Madonna del Piratello. Pur nell’incertezza su chi sia stato il primo proprietario di queste carrozze, larga parte degli studiosi locali le ha ritenute appartenenti al vescovo Ulisse Giuseppe Gozzadini (1710-1728), che se ne sarebbe servito per andare a Parma su incarico di papa Clemente XI a celebrare le nozze tra Elisabetta Farnese e Filippo V di Borbone, ipotesi confermata anche dalle successive cronache capitolari. Dalla clausola testamentaria del cardinale vescovo Antonio Rusconi si può supporre che entrambe le berline facessero parte dei beni personali di papa Chiaramonti, da lui poi donate a Rusconi, il quale le legò ai suoi successori. Non si può escludere che i due veicoli menzionati nel testamento Rusconi siano gli stessi posseduti da Gozzadini, anche se a tal proposito non vi sono prove documentali e riferimenti diretti nelle fonti a disposizione.

Insieme alle carrozze, complete di tutti i finimenti in cuoio, è giunta sino a noi una rara suite di livree sette-ottocentesche (con feluche in feltro nero e galloni dorati) originalmente indossate dal personale di servizio nel palazzo vescovile. Tra i cimeli più curiosi troviamo poi un modellino in legno realizzato dallo scultore imolese Giovanni Vighi (allievo del professor Gioachino Meluzzi), dell’imponente Cadillac adattata nel 1964, proprio su progetto dell’artista, per il trasporto della Madonna del Piratello. Di bella fattura, inoltre, è la piccola cassa da viaggio del cardinale Anton Domenico Gamberini, al cui interno sono ancora custoditi alcuni effetti personali – sigilli, zucchetti e calze scarlatti – appartenuti al presule imolese.

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