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I santi patroni di Forum Cornelii

Numerosi furono i santi che vissero ad Imola durante la tarda antichità e l'alto medioevo. In questa sezione verranno delineati brevemente i tratti più significativi delle vite dei santi Cassiano e Pietro Crisologo.
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San Cassiano visse a Imola tra III e IV secolo e fu un insegnante importante ed affermato. Egli non si limitò ad impartire lezioni di grammatica e letteratura, si fece anche portatore del messaggio cristiano. Pare dunque che per volere di alcuni cittadini di Forum Cornelii (nome con cui era nota Imola nell'antichità), ai quali erano invise le dottrine cristiane, San Cassiano sia stato dapprima processato e poi, infine, condannato a morte dal momento che non rinnegava la sua fede nell'unico Dio. Secondo la tradizione, che è tramandata dal V secolo a partire da Prudenzio, il giudice che punì Cassiano stabilì che l'insegnante venisse ucciso proprio dai suoi allievi per mezzo degli stessi stiletti che questi utilizzavano per incidere sulle tavolette durante le lezioni. 
La vicenda della morte di Cassiano è stata messa in dubbio nel corso del tempo da alcuni studiosi, a loro avviso il martirio del santo sarebbe più verosimilmente frutto di una sommossa popolare piuttosto che di una condanna decretata con freddezza da un magistrato romano, come invece ci tramanda la tradizione tardo antica. Un martirio per colpi di stiletto non rientrerebbe infatti nel novero delle tradizionali condanne a morte d'età romana.
Gli studi recenti tuttavia vogliono dare ragione a Prudenzio, i fori che caratterizzano il cranio del santo martire sembrano essere di dimensioni confrontabili con quelle degli stiletti che erano impiegati nell'antichità.
Fu proprio sopra la tomba del santo che venne costruita la prima cattedrale di Forum Cornelii. 


 

San Pietro Crisologo visse nel V secolo, durante i suoi anni giovanili fu educato da Cornelio, vescovo di Imola, anch'egli successivamente divenne santo. Cornelio lo avviò dunque agli studi letterari e giuridici che il giovane ebbe poi possibilità di approfondire a Ravenna. Nel 433 arrivò la prestigiosissima nomina a vescovo di Ravenna, questa città era al tempo capitale dell'impero romano e dunque alla diocesi ravennate era affidate le suffraganee di una giurisdizione davvero vasta. La sua figura spiccò grazie alle grandi doti che lo caratterizzavano, a pietà e zelo accompagnava una eccezionale capacità oratoria che gli valse il soprannome di Crisologo ("dalle parole d'oro", in greco antico). San Pietro Crisologo morì ad Imola nel 450 ed è sepolto all'interno della cripta del duomo. Egli, oltre ad essere santo, è stato anche proclamato dottore della Chiesa da Papa Benedetto XIII nel secolo XVIII, si tratta di un titolo molto esclusivo che viene riconosciuto a quelle personalità religiose che, o in vita o nelle loro opere, abbiano dimostrato una particolare "illuminazione" per ciò che concerne la conoscenza della dottrina cristiana.

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Giovan Battista Ballanti Graziani e Francesco Ballanti Graziani, Madonna in gloria tra i santi Cassiano e Pier Crisologo, 1822 (dalla distrutta porta d’Alone in Imola, ora al Museo Diocesano).

Alessandro VII, Pio VII e Pio IX dalla Cattedra imolese al Soglio di Pietro

Nel corso dell'età moderna tre vescovi di Imola divennero pontefici: Fabio Chigi, poi papa Alessandro VII (1655-1667), Gregorio Barnaba Chiaramonti, poi papa Pio VII (1800-1823) e, infine, Giovanni Maria Mastai Ferretti, poi papa Pio IX (1846-1878).

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Fabio Chigi fu nunzio pontificio dal 1643 al 1648 al congresso di Münster (Vestfalia), che chiuse la guerra dei Trent’anni, ove cercò senza successo di evitare l’emarginazione internazionale della Santa Sede. Cardinale e segretario di Stato con Innocenzo X, vescovo a Imola dal 1652, eletto papa nel 1655 si impose il nome di Alessandro VII. Portò avanti la lotta contro il giansenismo ed entrò in conflitto con Luigi XIV. Fu papa nepotista e un colto umanista e mecenate delle arti. 

Stemma del cardinale Fabio Chigi su di un reliquiario da lui donato alla Cattedrale di Imola.

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Gregorio Barnaba Chiaramonti entrò nel 1756 tra i benedettini. Di temperamento austero e schivo, decisivo fu per lui il favore del conterraneo Angelo Braschi, poi Pio VI, che nel 1782 lo volle vescovo di Tivoli e, nel 1785, di Imola. Da qui assistette alla conquista francese e al dissolversi dello Stato pontificio. Nel 1797, in una impegnativa omelia, invitò i fedeli a riconoscere la potestà costituita, quale essa fosse, ma a mantenersi buoni cattolici. Nel 1800 il conclave, svoltosi eccezionalmente a Venezia, lo volle papa col nome di Pio VII: dopo 104 giorni di tentativi, la scelta cadde su un cardinale vicino al predecessore martire, e però del tutto estraneo ai giochi di una Curia al cui servizio non si era tra l’altro mai trovato. Assistito dal segretario di Stato Ercole Consalvi, promosse un’intensa attività di modernizzazione dello Stato pontificio: ne rinnovò la struttura amministrativa, liberalizzò il commercio del grano e di altre derrate alimentari. Nel 1801 stipulò un concordato con la Francia, che garantì il ristabilimento del cattolicesimo in quel Paese e che, pur accordando al potere civile ampie prerogative sulla Chiesa, risolveva definitivamente la questione gallicana, perché vi veniva riconosciuto il ruolo di primate del papa. Nel 1804 Napoleone chiamò il papa a Parigi per la sua incoronazione imperiale: al papa toccò il compito di consegnargli la corona che poi lo stesso Bonaparte si pose sul capo. Pio VII si oppose però ai tentativi di assorbire lo Stato pontificio nell’impero francese, finché nel 1809 Napoleone occupò Roma e lo deportò in Francia. Rientrato a Roma con la Restaurazione (1814), riorganizzò il governo e l’amministrazione pontificia (1816), sempre con l’aiuto di Consalvi, il cui ruolo fu altresì decisivo nel promuovere una serie di concordati con diversi Stati (Francia, Baviera, regno delle Due Sicilie).

Seuffarth (1819), Medaglione uniface, rame dorato.

Museo Diocesano di Imola.  

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Giovanni Maria Mastai Ferretti fu eletto papa (16 giugno 1846) alla morte di Gregorio XVI; aveva fama di prete liberale e con l’amnistia per i delitti politici (1846) suscitò grandi speranze nei patrioti italiani. Il partito riformista fece di Pio IX, che sembrava incarnare gli ideali e le attese diffusi dal , la sua bandiera. Quindi il pontefice, spinto dal movimento d’opinione pubblica, concesse una limitata libertà di stampa, una consulta di Stato, la guardia civica, un Consiglio dei ministri (1847). L’Austria, allarmata dalle riforme papali, occupò Ferrara (1847) e la protesta del papa ebbe il risultato di eccitare sempre più l’opinione nazionale. Nel 1848 l’esempio degli altri sovrani costrinse il papa a concedere la Costituzione e a nominare un ministero Recchi-Antonelli, che annoverava molti elementi liberali. Ma allo scoppio della prima guerra d’Indipendenza, dopo avere deciso in un primo tempo l’intervento dello Stato pontificio accanto al Piemonte, Pio VII, con l’allocuzione del 29 aprile, si ritirò dal movimento nazionale e abbandonò Roma, dove fu proclamata la Repubblica (1849). Rifugiatosi a Gaeta, ospite di Ferdinando II di Borbone, il papa sollecitò l’intervento delle potenze cattoliche (Francia, Austria, Spagna e Napoli); una volta abbattuta la Repubblica romana dal corpo di spedizione francese, Pio IX rientrò a Roma (1850) deciso a difendere strenuamente il suo potere temporale. Perdute con le annessioni al regno di Sardegna (1859) l’Emilia e la Romagna, poi (1860) le Marche e l’Umbria, riuscì a mantenere Roma e il Lazio grazie all’appoggio di Napoleone III; ma dopo la sconfitta francese a Sedan e il crollo del Secondo impero (1870), le truppe italiane occuparono Roma (20 settembre). Quindi il pontefice si rinchiuse nel Vaticano considerandosi prigioniero e, in una intransigente opposizione politico-religiosa al nuovo Stato italiano, si rifiutò di accettare la votata dal Parlamento. Sul piano delle relazioni con gli altri Stati, deludendo chi aveva sperato nel suo impegno per una conciliazione tra Chiesa e libertà, il papa strinse accordi con quelli assolutisti (concordato con l’Austria, 1855, e con vari Stati tedeschi) e polemizzò contro la legislazione antiecclesiastica voluta da Cavour e Rattazzi in Piemonte (1855). Con l’enciclica Quanta cura e il Sillabo condannò (1864) in blocco la civiltà moderna e gli errori del secolo, fra cui il razionalismo e il liberalismo, il socialismo, la libertà di coscienza, la separazione della Chiesa dallo Stato, l’istruzione laica. Inoltre, proibì ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica (non expedit). Proclamò (1854) il dogma dell’Immacolata concezione e, allo scopo di restaurare l’autorità papale, convocò (1869) il Concilio vaticano I, nel quale l’infallibilità pontificia fu proclamata come articolo di fede (1870). Nel 2000 è stato dichiarato beato.

Stemma di papa Pio IX sotto il piede di un calice dono del pontefice alla Cattedrale di Imola.

Museo Diocesano di Imola.

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