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Il Giardino storico Monsignor Giovanni Signani

Storia e struttura

 

Una volta attraversato il “Passetto”, un piccolo ambiente voltato che, oltre alle numerose piante esotiche e a tre busti tardo settecenteschi in terracotta, conserva tracce di sinopie di affreschi cinquecenteschi, ci si trova di fronte all’ingresso del Giardino storico del Palazzo Vescovile, oggi intitolato alla memoria di mons. Giovanni Signani, prefetto di palazzo fino al 2021, anno della sua scomparsa, principale promotore della riqualificazione e apertura al pubblico del giardino.

Il giardino, nato in principio come orto a servizio degli abitanti del palazzo, ha origini antichissime: già nella pianta di Imola disegnata dal cartografo Danesio Maineri, ritoccata poi da Leonardo da Vinci, è distinguibile la sua presenza all’interno delle mura del palazzo. Il giardino mutò forma e destinazione nel corso dei secoli, passando dalla funzione esclusivamente produttiva, mai del tutto abbandonata, a quella primaria di luogo di delizie e svago, cambiamento risalente forse al Seicento, epoca cui sarebbe databile l’alto obelisco che ancora oggi svetta al suo centro. Fiori, alberi e piante hanno continuato a prosperare rigogliosi e curatissimi per tutti i secoli successivi fino al terzo quarto del Novecento, quando è iniziato un lento e costante abbandono del giardino, che lo ha portato a versare in uno stato di totale incuria; l’inselvatichimento degli elementi vegetali ha reso quasi impossibile la lettura del disegno originale. Tra ottobre 2020 e maggio 2021 il giardino è stato oggetto di un complesso restauro, finalizzato a restituire allo spazio la sua struttura ottocentesca, utilizzando come riferimento un rilievo del 1901 dell'ingegnere imolese Felice Orsini. Il giardino restaurato è stato inaugurato il 29 maggio 2021; la sua realizzazione è stata resa possibile grazie all’intervento economico degli sponsor e di centinaia di privati, che hanno contribuito “adottando” le piante: ad ognuna è legato un cartellino, che riporta il nome botanico dell’essenza vegetale e quello della persona cui è dedicata.

Il Giardino storico Monsignor Giovanni Signani, che ospita più di 1.500 essenze fra fiori, alberi e arbusti, è un giardino all'italiana, caratterizzato dall'inquadratura del verde in spazi geometricamente organizzati e squadrati, delimitati da siepi e alberi. L'ambiente si articola in quattro grandi aiuole principali, bordate da siepi di bosso, che si dispongono simmetricamente attorno ad un’aiuola centrale circolare, al cui interno si trova un alto obelisco in pietra. Questi riquadri sono piantati a rosai, i cui colori si legano direttamente alla simbologia religiosa cristiana: il bianco per la verginità della Madonna, il rosso per la Passione di Cristo, il bianco screziato di rosso per la Pietà e il giallo dorato per la regalità e la Trasfigurazione di Cristo. Questo complesso di piante dà vita a una sorta di “cattedrale vegetale”: le siepi sarebbero le sue pareti; carpini, cipressi e palme, negli angoli e all'interno delle aiuole, costituirebbero le colonne di sostegno della “volta architettonica” del cielo soprastante; l'obelisco rappresenterebbe il sancta sanctorum, corrispondente alla zona dell'altare maggiore. Nel lato sinistro del giardino si trova una grande aiuola che ospita tre conche monumentali con altrettante enormi cycas; nei suoi pressi l’antico pozzo, uno degli elementi originali che ancora oggi possiamo vedere. Non molto lontano, è collocata una collezione di cinquantacinque piante di agrumi in vaso fra limoni, aranci, mandarini, pompelmi, cedri e varietà curiose ed esotiche, come, per esempio, il cedro Mano di Buddha; di particolare interesse un imponente esemplare di albero di limone di circa sessant’anni d’età, proveniente da un vivaio siciliano e innestato con quattro varietà diverse, acquistato nella primavera del 2022 in occasione del sessantesimo anniversario della fondazione del Museo Diocesano. La raccolta fa rivivere l’antica limonaia, presente in giardino già fin dal Settecento; numerose varietà antiche di meli e peri riproducono, poi, l’originale pomario, da sempre presente. Nei pressi della limonaia, si trovano, inoltre, le cinque specie ottocentesche di rose botaniche dette “dei missionari”, che portano i nomi di alcuni missionari francesi che nel tardo Ottocento evangelizzarono l’Oriente. A ridosso della parete di fondo, rivestita da un fitto intreccio di passiflore e gelsomini, i venti metri dell’antico bacino di raccolta, che convogliava le acque del canale dei molini nella vasca del giardino, ospitano oggi cento piante di ortensie; al di sopra della vasca, un alto dorsale in mattoni, forse in origine affrescato con soggetti mitologici pagani. Nella zona antistante l’ingresso si trovano, sulla destra, un’aiuola ombreggiata da quattro alberi di Sophora Pendula, con due panchine in pietra serena, e, sulla sinistra, una vasta arena pavimentata per concerti ed eventi all’aperto, con un piccolo palco a cui fa da sfondo una parete rivestita di piante di vite di uva fragola, un’antica varietà. L’intero giardino, inoltre, è provvisto di un sistema di illuminazione appositamente studiato, che rende l’ambiente suggestivo anche durante le ore serali.

Video dal drone di Filippo Morara (maggio 2022).

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